
Il nostro Istituto è, da sempre, particolarmente sensibile agli alunni che manifestano bisogni speciali, alle loro specificità, alle loro esigenze, ne cura l’accoglienza, l’inserimento e il processo di inclusione. L’attenzione ad ogni alunno, dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola secondaria di Primo grado, è favorita non solo dalla capacità di tutti i docenti di osservare e cogliere i segnali di difficoltà e disagio, ma anche dalla consapevolezza delle famiglie di trovare nella Scuola un alleato competente per raffrontare un percorso positivo per i loro figli, e dall’utilizzo di mirati strumenti diagnostici in età evolutiva.
Il ruolo inclusivo della scuola è fortemente evidenziato nel Piano dell’Offerta Formativa dell’Istituto e chiama in causa i compiti organizzativi prevalenti del Dirigente Scolastico, quelli didattici di tutti i docenti del Consiglio di classe, quelli operativi dei collaboratori scolastici e quello partecipativo della famiglia. Il Gruppo di lavoro per l’inclusione provvede alla rilevazione dei BES presenti nella scuola; alla raccolta e documentazione degli interventi didattico-educativi posti in essere anche in funzione di azioni di apprendimento organizzativo in rete tra scuole e/o in rapporto con azioni strategiche dell’Amministrazione locale; funge da consulenza e supporto ai colleghi sulle strategie/metodologie di gestione delle classi; provvede al monitoraggio e valutazione del livello di inclusività della scuola ed all’elaborazione di una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con BES.
La piena inclusione degli alunni con Bisogni educativi speciali è un obiettivo che la scuola persegue attraverso una intensa e articolata progettualità, valorizzando le professionalità interne e le risorse offerte dal territorio. Rientrano nella più ampia definizione di BES tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha elaborato nel 2001 uno strumento di classificazione che analizza e descrive la disabilità come esperienza umana che tutti possono sperimentare. Tale strumento, denominato ICF, cioè Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, ha lo scopo generale di fornire un linguaggio standard e unificato che serva da modello di riferimento per la descrizione della salute e degli stati correlati. In esso vi si accentua l'aspetto della valorizzazione delle positività personali.
Secondo l’ICF la disabilità è una difficoltà del funzionamento a livello fisico, personale e sociale.
Partendo dai problemi esistenziali i portatori di disabilità si possono suddividere in quattro categorie fondamentali: portatori di disabilità sensoriale: sono disabilità che riguardano i sensi (vista, udito, ma anche tatto, gusto, olfatto); portatori di disabilità motorie: riguardano la motricità e l'efficienza degli organi delle parti del corpo deputati al movimento; portatori di disabilità intelletive: - riguardano le abilità intellettive che possono essere verificate attraverso il quoziente intellettivo (Q.I.: rapporto tra età cronologica ed età mentale del soggetto); le disabilità più specifiche sono le insufficienze mentali (I.M.) e le disabilità intellettive si possono assimilare anche i disturbi specifici dell'apprendimento (es: dislessia, disgrafia, discalculia, ecc.); portatori di disabilità psichica: riguardano i problemi psichici e relazionali (psicosi) e i problemi psicologici (solo le nevrosi gravi e invalidanti)Spesso nella realtà le disabilità sono compresenti: si può parlare in questo caso di pluridisabilità.
Compito della scuola è accompagnare l'alunno con disabilità sin dai primi anni in cui entra a scuola con un progetto di vita che risponda a due fondamentali bisogni: il bisogno di normalità di fare le stesse cose degli altri accanto a un bisogno di specialità tecnica, cioè di poter fare le cose che la sua specifica condizione chiede.
PROTOCOLLO PER L’ACCESSO TERAPISTI/SPECIALISTI SANITARI IN ORARIO CURRICULARE E/O PARTECIPAZIONE GLH OPERATIVO e Relativi Allegati
MODULISTICA
ALLEGATO C_Scheda Debito di funzionamento
ALLEGATO C_1_Tabella Fabbisogni
scheda-di-osservazione-su-base-ICF-per-linfanzia
Scheda-di-osservazione-su-base-ICF-per-la-primaria
Scheda di_osservazione_su base ICF per la_Scuola_Secondaria
Scheda di monitoraggio PEI-PDP
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Legge 104 del 1992 , artt. 12-16
Linee guida per l’integrazione degli alunni con disabilità
La legge 8 ottobre 2010, n. 170, riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), assegnando al sistema nazionale di istruzione il compito di individuare le forme didattiche e le modalità di valutazione più adeguate affinché alunni e studenti con DSA possano raggiungere il successo formativo. I Disturbi Specifici di Apprendimento interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico, in un contesto di funzionamento intellettivo adeguato all’età anagrafica. Sono coinvolte in tali disturbi: l’abilità di lettura, di scrittura, di fare calcoli. Sulla base dell’abilità interessata dal disturbo, i DSA assumono una denominazione specifica: dislessia (lettura), disgrafia e disortografia (scrittura), discalculia (calcolo). In caso di alunni con DSA, Disturbi Specifici di Apprendimento la scuola predispone il Piano Didattico Personalizzato (PDP) un documento di programmazione personalizzato con il quale definisce gli interventi che intende mettere in atto. La legge stabilisce i tempi entro i quali è necessario redigere il PDP (normalmente entro il primo trimestre dell’anno scolastico) e i contenuti minimi, che sono indicati nelle linee_guida_2011 Il Consiglio di Classe indica nel PDP la tipologia del disturbo e, sulla base di questo, individua le attività didattiche individualizzate e personalizzate, gli strumenti compensativi le misure dispensative e, infine, le forme di verifica e di valutazione che reputa necessarie e più opportune per il raggiungimento del successo formativo. Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria. Fra i più noti indichiamo:
1) la sintesi vocale, che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto;
2) il registratore, che consente all’alunno o allo studente di non scrivere gli appunti della lezione;
3) i programmi di video scrittura con correttore ortografico, che permettono la produzione di testi sufficientemente corretti senza l’affaticamento della rilettura e della contestuale correzione degli errori;
4) la calcolatrice, che facilita le operazioni di calcolo;
5) altri strumenti tecnologicamente meno evoluti quali tabelle, formulari, mappe concettuali, etc.
Tali strumenti sollevano l’alunno o lo studente con DSA da una prestazione resa difficoltosa dal disturbo, senza peraltro facilitargli il compito dal punto di vista cognitivo. L’utilizzo di tali strumenti non è immediato e i docenti avranno cura di sostenerne l’uso da parte di alunni e studenti con DSA. Le misure dispensative sono invece interventi che consentono all’alunno o allo studente di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento. Per esempio, non è utile far leggere a un alunno con dislessia un lungo brano, in quanto l’esercizio, per via del disturbo, non migliora la sua prestazione nella lettura. Rientrano tra le misure dispensative altresì le interrogazioni programmate, l’uso del vocabolario, poter svolgere una prova su un contenuto comunque disciplinarmente significativo, ma ridotto o tempi più lunghi per le verifiche. L’adozione delle misure dispensative, dovrà essere sempre valutata sulla base dell’effettiva incidenza del disturbo sulle prestazioni richieste, in modo tale da non differenziare, in ordine agli obiettivi, il percorso di apprendimento dell’alunno.
Piano Didattico Personalizzato DSA
Oltre i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) nella quotidiana esperienza didattica si riscontrano momenti di difficoltà nel processo di apprendimento legati al deficit del linguaggio, della coordinazione motoria o dell’attenzione, allo svantaggio socio- economico, linguistico, culturale, tutte situazioni che possono essere osservati anche per periodi temporanei. La scuola può intervenire nella personalizzazione del percorso formativo in tanti modi diversi, informali o strutturati, secondo i bisogni e la convenienza. In tali ipotesi di difficoltà non clinicamente diagnosticati come disturbo ricadente nelle previsioni della Legge 104/92 né in quelle della Legge 170/2010, secondo la direttiva 27.12.2012, come specificato dalla Nota MIUR n. 2563 del 22.11.2013, agli stessi insegnanti sono richiesti strumenti di flessibilità da impiegare nell’azione educativo-didattica. In tali casi nel Consiglio di classe (nelle scuole secondarie) o del team docenti (nelle scuole primarie) si può concordare di valutare l’efficacia di strumenti specifici con l’adozione e quindi la compilazione di un Piano Didattico Personalizzato. Resta indubbio che compito della scuola non è certificare gli alunni con bisogni educativi speciali, ma individuare quelli per i quali è opportuna e necessaria l’adozione di particolari strategie didattiche; pertanto anche in presenza di richieste dei genitori accompagnate da diagnosi che però non hanno dato diritto alla certificazione di disabilità o di DSA il Consiglio di classe è autonomo nel decidere se formulare o non formulare un Piano Didattico Personalizzato, avendo cura di verbalizzare le motivazioni della decisione.
Piano Didattico Personalizzato BES
La presenza di alunni stranieri pone una sfida pedagogica, culturale e organizzativa assai stimolante, ma impegnativa per i numerosi interrogativi e bisogni a cui occorre dare risposta.
La Scuola diventa luogo di accoglienza, di incontro – confronto – scambio fra culture, con una duplice funzione:
1. accoglienza ed integrazione degli alunni stranieri nella nostra lingua e cultura, nel rispetto e nella valorizzazione della lingua e della cultura di origine.
2. promozione di una cultura del dialogo e della reciprocità mediante percorsi educativi che coinvolgano tutti gli alunni italiani e non, in una formazione che proceda dalla consapevolezza di sé all’accoglienza dell’altro, all’acquisizione di un’identità multipla che superi gli angusti confini etnocentrici per lasciarsi contaminare da altre culture.
Le differenze culturali sono accolte ed ascoltate, anziché sopite o tollerate. Le culture sono vissute non come steccati (o muri) insormontabili che dividono, ma come territori di confine permeabili a scambi ed osmosi che consentono processi di ibridazione. Così l’educazione, oltre che percorso di acquisizione di conoscenze e competenze, si connota come percorso etnico in cui la mappa della tradizione con cui ogni individuo esplora ed interpreta la realtà si arricchisce di nuove trame culturali.
L’Educazione Interculturale non è una ulteriore educazione che va ad aggregarsi ai già poderosi curricula scolastici ma, attuata “anche in assenza di alunni stranieri” (C.M. 205/1990), deve essere rivolta a tutti come educazione a un nuovo civismo.
La formazione di cittadini del mondo responsabili, autonomi, creativi e critici che condividono i valori universali dell’uguaglianza, della solidarietà, della cooperazione e della pace, fa infatti parte degli alfabeti sociali che la scuola deve impartire insieme agli alfabeti strumentali.
Piano Didattico Personalizzato alunni-stranieri
PROTOCOLLO-alunni-stranieri
Il Piano annuale per l’Inclusività (P.A.I.), previsto dalla Direttiva del 27 dicembre 2012 e dalla C.M. n. 8/2013, intende fornire un elemento di riflessione nella predisposizione del POF, di cui il P.A.I. è parte integrante. Esso è un atto interno della scuola autonoma, finalizzato alla pianificazione e allo sviluppo di un processo responsabile e attivo di crescita e partecipazione.
Il P.A.I. è lo strumento per una progettazione della propria offerta formativa in senso inclusivo, è lo sfondo ed il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni. Il P.A.I. espone le linee guida per un concreto impegno programmatico per l’inclusione, a partire da una attenta lettura del grado di inclusività della scuola e su obiettivi di miglioramento, obiettivi da perseguire nel senso della trasversalità delle prassi negli ambiti dell’insegnamento curricolare, della gestione delle classi, dell’organizzazione dei tempi e degli spazi scolastici, delle relazioni tra docenti, alunni e famiglie.
Questo documento parte dai bisogni e dalle specificità degli studenti con bisogni educativi speciali (BES) e definisce i principi, i criteri, le strategie utili per la loro inclusione nel contesto scolastico. Chiarisce i compiti e i ruoli delle figure operanti all’interno dell’Istituto e individua le azioni e le metodologie didattiche per la facilitazione dell’apprendimento e il raggiungimento del successo formativo; intende ridurre le barriere che limitano l’apprendimento e la partecipazione sociale.
PIANO ANNUALE INCLUSIONE 2023 -2024 | Piano annuale Inclusione 2023-24 |
PIANO ANNUALE INCLUSIONE 2021 -2022 | Pianno-annuale-Inclusione-2021-22 |
MONITORAGGIO PIANO ANNUALE INCLUSIONE 2020-2021 | Monitoraggio Piano annuale inclusione 2020-2021 |
PIANO ANNUALE INCLUSIONE 2020 -2021 | Pianno-annuale-Inclusione-2020-21 |
MONITORAGGIO PIANO ANNUALE INCLUSIONE 2019-2020 | Monitoraggio-Piano annuale inclusione-2019-20 |